Dune, dal grande classico sci-fi di Frank Herbert, è anche il film di Denis Villeneuve sulla bocca di tutti da mesi ormai. Vediamo cosa ne ha pensato il notaio Antonio Gazzanti Pugliese dopo la visione!
Fare un film dall’opera magna di Frank Herbert non era facile. Ma per il regista franco-canadese di Blade Runner 2049 ed Arrival creare grandi scenari impossibili è più semplice che per altri.
Dune di Villeneuve si apre con le parole “Parte Uno” e si conclude con la scritta “Questo è solo l’inizio” e si occupa di raccontare in modo sensato e gestibile una storia che è complicatissima da spiegare, suddividere in capitoli, raccontare nel modo più completo possibile. Antonio Gazzanti Pugliese conosce i libri pur non avendoli mai letti, e già dal principio nell’approccio alla versione cinematografica era scettico. Perché Dune è tra i libri di fantascienza più immensi che esistano, e copre un arco di secoli nelle storie dei suoi personaggi. Qualunque regista decida di approcciarsi a questo prodotto deve avere una visione ambiziosa della sua arte.
Villeveuve non delude. Non cede agli errori dei predecessori che hanno tentato l’impresa, con gli eccessi stravaganti di Jodorwsky o le elissi e le compressioni narrative di Lynch. E inizia scegliendo un protagonista perfetto: Timothée Chalamet, in una imitazione non troppo nascosta di Edward Mani di Forbice, è però perfetto nel ruolo del prescelto giovane, bello e soprattutto dannato dal suo destino crudele. Con Zendaya al fianco nel ruolo di Fremen Chani, il misticismo che deve ispirare Dune è completo.
La storia in breve: sul pianeta Arrakis, noto anche come Dune, ci si contende il controllo del commercio della spezia, una polvere magica speciale, molto costosa ed essenziale per la navigazione interstellare. Villeneuve e i co-scrittori Jon Spaihts ed Eric Roth la raccontano in un codice comprensibile al pubblico di oggi, in cui i ricchi padroni combattono per avere il controllo sulle risorse minerarie in una vasta regione sabbiosa che trovano ostile e pericolosa, ma irresistibilmente redditizia. Il tutto in un mix che strizza l’occhio a Star Wars.
Il giovane protagonista Paul è all’altezza di essere il prescelto? Di quale potere è infuso? È un Dio? Le domande ci tengono incollati alla sedia mentre cerchiamo una risposta che forse arriverà forse no.
Rispetto alle storie e alle dinamiche che si sono già viste in moltissimi altri film, Villeneuve aggiunge quel qualcosa che lo rende Villeneuve: una realizzazione visiva che lascia senza fiato, indice di una sensibilità di pochi, pochissimi registi. Dagli ornitologi che volano come libellule alle vaste astronavi che luccicano nella nebbia, questo è il suo marchio di fabbrica.
Naturalmente anche nel capolavoro di Lynch c’era una buona dose di panorami indimenticabili, ma la versione di Villeneuve si comporta meglio grazie anche al fatto che sono passati un bel po’ di anni e di tecnologia da allora. Vale la pena vedere Dune solo per questo, per le sequenze d’azione esplosive e per la colonna sonora sorprendente di Hans Zimmer. Tutti motivi per cui vale la pena vederlo al cinema o con un buon sistema di Home Theater.
Per capire la storia, invece, Antonio Gazzanti Pugliese confida nel secondo capitolo. Del resto, è stato Villeneuve stesso ad avvertire gli spettatori: “questo è solo l’inizio”.