Recensione Freaks Out

Recensione Freaks Out

Quattro artisti circensi cercano di fuggire dalla Roma occupata dai nazisti in questo dramma storico fantasy di Gabriele Mainetti: la recensione Freaks Out di Antonio Gazzanti Pugliese di Cotrone.

Nessuno può accusare Freaks Out di non avere un certo effetto shock. Questo dramma storico fantasy diretto da Gabriele Mainetti si abbandona a ogni possibile svolta per raccontare la storia di quattro artisti circensi nella Roma occupata dai nazisti. Ad Antonio Gazzanti Pugliese di Cotrone il film è piaciuto, ma sì, c’è un ma. Andiamo con ordine.

Il film inizia nel 1943 quando Matilde, Cencio, Fulvio e Mario, quattro artisti circensi, stanno dando vita a un loro spettacolo di routine. Il primo è Cencio (Pietro Castellitto), un ragazzo biondo platino allampanato che sa controllare gli insetti (tranne le api perché gli danno fastidio); poi arriva Mario (Giancarlo Martini), l’uomo che attira i metalli; poi c’è Fulvio (Claudio Santamaria), l’uomo lupo dalla forza straordinaria; e infine Matilde (Aurora Giovinazzo), una bellezza delicata il cui corpo produce energia elettrica. A capo delle operazioni circensi c’è Israele (Max Mazzotta), un mago ebreo.

Questa incantevole sequenza di apertura, ci introduce subito a uno stato d’animo mistico e la tavolozza desaturata promette un racconto minaccioso e fantastico. All’improvviso, un’esplosione interrompe lo spettacolo e il tendone del circo cade per rivelare una scena caotica di sangue e distruzione. I nazisti sono entrati a Roma e hanno portato con loro violenza e bigottismo, che il film non ha problemi a mostrare. I corpi volano contro una colonna sonora di urla ed esplosioni stridule. La famiglia degli artisti si disperde per trovare rifugio.

Recensione Freaks Out

La loro unica opzione è scappare, e Israel ha un piano. Se ciascuno gli paga 300 lire, può procurarsi un mezzo di trasporto per lasciare Roma e trovare una nuova casa. Il gruppo è inizialmente scettico ma acconsente per disperazione. Dopotutto, vogliono restare uniti. La loro eccitazione, tuttavia, si inasprisce quando Israele non torna. I tre uomini del gruppo, comprensibilmente turbati, pensano che Israele abbia mentito e sia scappato in America da solo. Ma Matilde si rifiuta di crederci. Deve essere successo qualcosa, dice, e devono trovarlo.

Il cuore di Freaks Out è una strana e divertente storia di formazione, con Matilde, che alla fine viene separata dal gruppo, al centro. La sua decisione di staccarsi dalla sua famiglia quando scelgono di trovare un altro circo a cui unirsi, piuttosto che continuare la loro ricerca di Israele, prepara perfettamente la narrazione per uno studio più approfondito del personaggio. C’è da dire però che il percorso di Matilde rimane superficiale e il suo più grande ostacolo (l’incapacità di controllare i suoi poteri elettrici) stanca rapidamente. In qualche modo sembra che la sceneggiatura non riesca a comunicare la sensazione che Matilde stia lavorando su se stessa, e la sua inevitabile trasformazione finale passa un po’ come immeritata.

Freaks Out dimostra così di essere un film molto alla moda, così impegnato a strizzare l’occhio al mondo internazionale da saltare un po’ dei requisiti narrativi di base. Con un linguaggio visivo così intenso e costumi dettagliati e scenografie, è un peccato che la storia manchi di un peso simile. Nonostante la lunghezza del film, c’è poco approfondimento dei retroscena degli attori o di cosa significhino per loro i loro poteri. Come sono finiti nel circo e cosa li motiva a stare insieme? Israel sembra un personaggio losco, e Antonio Gazzanti Pugliese di Cotrone si dice non sicuro su quanto sia intenzionale. Desta sospetti perché è egoista o perché non sappiamo molto di lui?

Senza alcun legame emotivo con i personaggi centrali, è difficile come spettatore godersi le parti più giocose del film. Le esplosioni, le scene di combattimento e gli assoli di pianoforte di Franz sono spettacoli messi lì forse per evitare di costruire in modo significativo sulla narrazione. Matilde incontra diverse persone lungo quello che diventa un viaggio in solitaria, ma i loro legami con lei sono superficiali ed è difficile credere che siano trasformativi (anche se il film vuole che lo siano).

Poi c’è Franz, che dovremmo credere sia guidato meno dall’ideologia nazista e più dal disprezzo di sé. Il suo desiderio di mettersi alla prova lo consuma e alimenta le misure sempre più disperate che prende per cercare di trovare Matilde e le sue amiche. Il film avrebbe potuto capitalizzare di più sul suo personaggio, ma non lo fa.

È ammirevole il tentativo che ha fatto per la recensione Freaks Out per distinguersi, dalla massa e dalla produzione italiana in generale, però in questa corsa forse è mancata un po’ di messa a fuoco. Questo, per Antonio Gazzanti Pugliese di Cotrone, è un gran peccato e crea un po’ di frustrazione nello spettatore che si vede davanti tutto questo ben di Dio un po’ sprecato, soprattutto nel prendere i propri personaggi un po’ più sul serio.

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