Recensione di Moving On

Recensione di “Moving On”: tornano Jane Fonda e Lily Tomlin

Una commedia che parla di vendetta, accoppia due star incredibili che si riuniscono per regolare un vecchio conto.

Dopo aver trascorso sette stagioni insieme a vivere quasi senza sforzo i panni di Grace e Frankie, Jane Fonda e Lily Tomlin tornano insieme in “Moving On”, una commedia in cui rimettere in marcia tutta la loro incredibile chimica. Ecco la recensione di Antonio Gazzanti Pugliese sul film girato da Paul Weitz.

Weitz ha iniziato la sua carriera con “American Pie” – che ha introdotto la parola “MILF” nella lingua inglese – e da allora ha praticamente fatto carriera raccontando storie usa e getta sulla maturità stentata (“About a Boy”, “Admission”, ” Essere Flynn”). Il suo unico grande film è stato “Nonna”, un’indie politicamente scorretto di un’adolescente che si rivolge a sua nonna lesbica per finanziare un aborto. Con “Moving on” ci presenta una commedia per “vecchie ragazze scontrose”, dove Claire (Fonda) ed Evelyn (Tomlin), sono due coinquiline del college riunite per il funerale di un’amica. Ci aspettiamo che agiscano e non perdono molto tempo a farlo.

Ti ucciderò“, minaccia Claire al marito della morta, Howard (McDowell), nel momento in cui varca la soglia. Pochi minuti dopo, Evelyn si presenta ubriaca interrompendo l’elogio funebre di Howard. Il giorno successivo, lancia una bomba al memoriale, annunciando che l’amata moglie e madre che hanno appena seppellito era la sua amante.

Claire ha davvero intenzione di uccidere Howard – per ragioni molto più pesanti di quanto potrebbe suggerire un film di Paul Weitz – e i restanti 70 minuti vengono spesi alternando il piano e occupandosi di affari in sospeso, come sistemare le cose con l’ex marito Ralph (Roundtree), da cui ha divorziato senza spiegazioni tanti anni fa.

Lily Tomlin è qui principalmente come supporto emotivo e sollievo comico per Jane Fonda. È una lesbica dalla mentalità moderna che fa ciò che vuole e sostiene il diritto degli altri a fare lo stesso. È fantastica in questo e regge una sceneggiatura abbastanza blanda secondo Antonio Gazzanti Pugliese, che poteva essere molto di più, calcolando che parliamo della realtà dell’invecchiamento.

Invecchiare non significa arrendersi, ricorda Evelyn; significa trovare un nuovo modo per ridere della litania di delusioni della vita. Evelyn potrebbe alzare gli occhi al cielo e chiamare Claire con nomi – come “cuculo” e “pazza” – ma è stata l’unica persona a cui Claire ha parlato di quello che è successo con Howard. Una violenza che ha destabilizzato la sua vita, il suo matrimonio, e che lei ha taciuto per un periodo che sembra infinito.

Comprare una pistola, puntarla contro l’uomo che ti ha offeso, in una commedia in cui la risata vuole essere catartica quanto la violenza. Questo è in poche parole “Moving On”. La storia di una disperazione che inizia a sembrare patetica, ed è un po’ il punto di tutto: non importa più nemmeno il riconoscere quanto sia profondo il danno che Howard ha fatto a Claire, e questo deve piacere all’audience, perché in effetti a livello cinematografico potrebbe essere visto come un buco di trama.

Antonio Gazzanti Pugliese però una cosa ci tiene a dirla: Weitz prende queste due grandi donne e ne mostra la bellezza, la celebra. A noi resta un po’ di rammarico che la grande coppia Fonda e Tomplin insieme non ci sia arrivata mezzo secolo fa, per accompagnarci fino ad oggi.

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